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Cibi secchi

 

È cosa ormai assodata che alcuni veterinari e negozianti soprattutto hanno maggior interesse nel proporre determinate marche, in particolar modo quelle più conosciute alla clientela di massa (spesso e volentieri sono previsti premi per vendite cospicue di prodotti appartenenti ad una determinata azienda), poiché sono aziende che investono principalmente sulla pubblicità.

Poi c’è l’ineccepibile parere del famoso amico o cugino, che ognuno di noi possiede, il quale consiglia una determinata marca, perché la usa Tizio (allevatore che cerca risultati immediati ed estetici ai fini del proprio lavoro, a cui poco importa se il cane, da anziano, presenterà patologie legate ad un’alimentazione sbagliata) o Caio (il carabiniere/poliziotto/gdf dell’unità cinofila che, con tutto il rispetto, dà ciò che impongono di dare) o ancora Sempronio (amico/cugino dell'amico, a cui il negoziante o lo sponsor di un evento hanno regalato un sacchetto di crocchette nuovo).

Ecco, queste persone magari, lasciamole perdere e fidiamoci del nostro cervello!!!

 

N.B. Fermo restando che un parere del medico nutrizionista è quello migliore, più affidabile ed inconfutabile (a meno che non siamo nutrizionisti veterinari anche noi), faremo solo un’analisi superficiale per indirizzare sulla scelta del mangime.

 

 

INGREDIENTI

Partendo dal presupposto che NON ESISTE L’ALIMENTO MIGLIORE per qualsiasi cane (bensì quello ottimale per il proprio cane) e tralasciando le questioni etiche (cruelty free o meno), un buon prodotto è costituito da:

 

  • poche fonti proteiche (o una sola) di origine animale, ovverosia principalmente carne e/o pesce, con possibile presenza di uova. A tal proposito ci dobbiamoporre alcune domande fondamentali:

1) C’è l’indicazione di carni generiche di cui ne viene specificata solo una parte?

2) Sono compresi derivati o sottoprodotti di carne?

3) Sono compresiderivati o sottoprodotti di pesci?

 

  • poche fonti di carboidrati integrati con vitamine, oligoelementi e, ove necessario, condroprotettori, senza appetizzanti né conservanti artificiali.

Anche in questo caso ci poniamo le seguenti domande:

1) Il primo ingrediente è un cereale?

2) C’è l’indicazione di cereali generici, con la specificazione solo di una parte di essi?

3) Sono presenti glutini di cereali? Proteine di estrazione vegetale?

 

Bene, rispondiamo... tanti più saranno i “sì”, tanto più SCADENTE è la qualità del prodotto che abbiamo scelto!

Un buon prodotto, infatti, riporta le percentuali di carne e di cereali utilizzati,in particolare, è necessario che vi sia la carne al primo posto, poi i cereali (nel caso delle formule low grain) o le fonti vegetali di carboidrati, quali patate, piselli, carote, etc (nel caso dei grain free).

 

 

STRATEGIA PUBBLICITARIA CHE INGANNA IL CONSUMATORE

Particolare attenzione va fatta sulla dicitura degli ingredienti.

Il legislatoreha ritenuto opportuno dare la possibilità al produttore di tentare di fregarci: vediamo in che modo, cominciamo dalla carne per poi occuparci dei cereali…

 

N. B. : Il tipo di lavorazione generalmente usato è il processo di estrusione.

Il procedimento di estrusione è abbastanza complesso ma, volendo semplificare,possiamo dire viene usata una combinazione di vapore e attrito come fonte di calore per "cuocere" la carne sotto pressione.

 

CARNE

Quante volte abbiamo letto la dicitura “Carne fresca” come primo ingrediente ed abbiamo detto “Prendo questo… dev’essere ottimo”? Bene, anzi no, male, molto male, perché significa che ci siamo appena fatti fregare: il consumatore, infatti, viene portato a credere che sta acquistando un prodotto la cui carne è l’ingrediente principale, poiché si è guadagnato l’ambito e ricercato primo posto nella lista degli ingredienti. Ma cosa accade in realtà?

Il produttore riporta la quantità della carne fresca presente PRIMA che essa entri nella linea produttiva, contrariamente a quanto accade per gli altri ingredienti. Tuttavia, per ottenere un prodotto finale SECCO, la carne fresca DEV’ESSERE disidratata (dev’essere cioè prelevata l’acqua dallìalimento), quindi trasformata in farina.

Qual è il risultato?

                                                                     

COME SCEGLIERE IL MANGIME SECCO PER IL PROPRIO CANE

 

 

Quando dobbiamo scegliere per la prima volta un mangime per il nostro cane, cosa facciamo per prima cosa? Ovvio, ci rechiamo in un negozio di articoli per animali, magari quello sotto casa o magari quello consigliato dal nostro “amico”, e lì ci comincia a spuntare il punto interrogativo sopra la testa, in perfetto stile cartoni animati.

Ci troviamo davanti ad una più o meno vasta scelta fra alcuni marchi, i quali garantiscono TUTTI gli stessi risultati: pelo forte e lucido, denti sani e puliti, feci compatte e inodore e, ovviamente, tutte asseriscono che le proprie crocchette sono studiate appositamente per stile di vita e fabbisogno dei nostri cani. Sembrerebbe allora che l’una valga l’altra... che ne vada bene una qualsiasi per ogni razza e mole di cane e che quindi la scelta sia semplice: “Prendo quello che costa meno” e invece no!

Prendiamo come riferimento il pollo, carne usata dalla maggior parte delle aziende mangimistiche. Esso contiene, prima del processo di disidratazione, il 70% di acqua e solo il 12% di proteine. Quando viene avviato il processo di disidratazione, l’effettiva quantità di carne nel mangime si riduce drasticamente: il procedimento comporta la perdita dell’umidità della carne fresca, e quindi del suo peso, in una percentuale che può arrivare fino all’80%... In pratica del pollo rimane ben poco, facendo sì che il mangime sia a tutti gli effetti un mangime a base di cereali.

 

Facciamo un esempio pratico:

Su 100 g di prodotto finale, vengono utilizzati 70 g di carne fresca.

70 g di carne fresca, dopo la disidratazione e riduzione a farina di carne, che provoca la perdita dell’80% del peso, avrà un peso finale di 14 g.

 


 

Tutti gli altri ingredienti, mantengono il loro peso di 30 g.

Il risultato finale sarà quindi 44 g di prodotto netto.

A questo punto la percentuale reale della carne sarà del 31.8% (rapporto di 14 g di carne disidratata su un totale di 44 g di prodotto finale).

Conclusione: un prodotto di crocchette che dichiara il 70% di carne fresca (all’origine), in realtà ne contiene poco più del 30%!

 

Vediamo ora qual è la differenza tra le diciture “FARINA DI CARNE” e “CARNE DISIDRATATA”.

Farina di carne: il produttore acquista dal fornitore la carne già disidratata, pronta per essere immessa come input nel processo produttivo vero e proprio.

Carne disidratata: il produttore acquista dal fornitore il prodotto fresco e provvede egli stesso a disidratarlo nel proprio stabilimento. Lo trasforma quindi in farina che, solo ora, è pronto come input del processo.

Il prodotto alla fine del processo di disidratazione è lo stesso in entrambi i casi ed il produttore che decide di dichiarare sull’etichetta una delle due diciture, ha scelto di dichiarare l’effettiva quantità di carne presente nel mangime.

Di fatto, ci saranno farine di qualità scadente e farine di buona qualità, esattamente come ci sono carni di qualità scadente e carni di buona qualità...

Altro dettaglio, ma degno di nota, è il seguente. Seppur la normativa sia europea, sono i singoli produttori a decidere quale voce utilizzare… Un fatto curioso ma, allo stesso tempo, annoso è che i Paesi esteri non hanno la minima idea che noi Italiani ci mettiamo a fare distinzioni tra le due diciture.


Un piccolo discorso per quanto riguarda la dicitura “CARNI E DERIVATI”.

Con questa dicitura s’intendono le parti di scarto della macellazione, si tratta cioè di scarti di lavorazione di origine animale non meglio identificati.

 

Ed Infine, la voce “CARNE”.

Non viene dichiarato se la carne considerata sia fresca o disidratata, pertanto questa voce non ci dice praticamente nulla sulla reale quantità di carne presente nel prodotto finito.

 

N. B.: Stesso discorso è applicabile al pesce come fonte proteica.

 

CEREALI

Altro stratagemma che il produttore usa, è quello di utilizzare vari tipi di cereali, i quali saranno riportati separatamente in ordine di quantità presente. Qual è lo scopo? Semplice, farci credere che il mangime abbia pochi cereali… E invece, a conti fatti, ritrovarsi un lungo elenco di cereali fa sì che il mangime sia a tutti gli effetti a base di cereali e, quindi, di carboidrati!
Qualora venissero riportate le percentuali delle singole voci, sarebbe, a questo punto, opportuno verificare che la somma delle quantità dichiarate non superino il 50 % , valore massimo ammissibile.

 

IL PROBLEMA DEL MAIS

Nelle etichette, spesso troviamo mais ed i suoi derivati (farine di mais, glutine di mais): esso, infatti,viene impiegatocome fonte di carboidrati, o meglio di amido, poiché facilmente reperibile grazie alle altissime quantità prodotte (e quindi acquistabile a prezzi molto bassi), ai livelli di amido superiori rispetto ad altri cereali e all’elevata digeribilità.

Dite la verità, quante volte il mais è stato condannato e vi è stato detto “No, quel mangime contiene mais, quindi non va bene!”?

Vediamo il perché di queste affermazioni.

Il mais, come qualsiasi altro cereale, contiene una quantità di amido resistente alla digestione dei carnivori ed onnivori (anche per noi, quindi), abbreviato con l’acronimo RS (dall’inglese Resistant Starch), il quale, non essendo utilizzato, raggiunge il colon dove fermenta: è proprio la fermentazione nell’intestino crasso che può farnascere problematiche anche serie. In realtà, però, stiamo parlando di percentuali molto basse, rispetto al totale dell'amido presente. Inoltre, l’amido del mais (ma anche di altri cereali) subisce processi produttivi che alterano i nutrienti ed è quindi necessario conoscere la tecnica produttiva al fine di sapere se il prodotto, a fine lavorazione, ha mantenuto l’integrità nutrizionale, ma questo risulta praticamente impossibile, se non si è un “addetto ai lavori”.

Altro problema... I maggiori produttori forniscono mais naturale, mais OGM ed ibridi vari, con il conseguente risultato che ce ne sarannoalcuni migliori rispetto ad altri in termini di qualità ma, soprattutto, di digeribilità dell’amido, proteine, etc. Poiché il contenuto di fibra solubile e nonsolubile presente agisce sulla flora microbica intestinale, una qualità scarsa di mais potrebbe compromettere la salute intestinale. Anche in questo caso, conoscere la materia prima, acquistata dal fornitore, diventa problematico.

E non è finita certo qui! Quello che forse è l’aspetto più grave di cui tener conto, è la presenza di micotossine nella filiera del mais. Le micotossine sono metaboliti naturali prodotti da funghi patogeni in grado di colonizzare le colture di cereali in condizioni ambientali favorevoli e indovinate quali colture vengono maggiormente contaminate? Esatto, il mais, insieme al frumento! La contaminazione può avvenire in campo oppure durante le fasi successive di trasporto, lavorazione e stoccaggio e un’eventuale ingestione di prodotti contaminati provoca tossicità cronica e acuta. Tra l’altro, ad oggi, si sa ancora poco della tossicità propria di queste forme croniche e della loro stabilità in condizioni gastro-intestinali.

In conclusione, il mais di per sénon è da condannare e da scartare a priori, perché è anche un buon prodotto dal punto di vista nutrizionale, tuttavia, per i motivi appena elencati, è ancora fonte di numerosi studi.

 

 

TENORI ANALITICI

Sono i valori di analisi chimica dell’alimento riportati in percentuale.

In condizioni normali, ovverosia condizioni in cui il cane non svolge un’attività fisica particolarmente intensa, dobbiamo prendere in considerazione i seguenti valori:

*Rapporto tra il peso secco delle feci ed il peso secco dell’alimento necessario al mantenimento del peso forma x 100
** In casi particolari, le quantità in percentuali possono essere anche ridotte

 

N.B.: il Calcio (Ca) ed il Fosforo (P) devono essere perfettamente bilanciati, devono essere cioè in rapporto 2:1.

Carenze ed eccessi di ogni nutriente provoca degli effetti sull’organismo, quindi prestate attenzione a non esagerare con le dosi, ma anche a non darne in quantità ridotta.


Riassumendo, quindi, dobbiamo considerare tenori analitici che rientrino nei range riportati e scartare ogni marca in cui compaiano “cereali” al primo posto (perché conferiscono senso di sazietà, facendo risparmiare sulle proteine animali, quindi carne o pesce), “carne e derivati” nonché i prodotti che contengono in larga misura cereali... Questi ultimi, li diamo alle galline!!! ;)

- Marta Travaglioni

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